In queste poche parole il succo di un momento importante per l’Iran, il Capodanno persiano, vissuto da un italiano a Teheran.
Il “No Ruz” appunto, il Capodanno persiano, é probabilmente la festa più sentita dalle famiglie iraniane, paragonabile al nostro Natale. Il Nuovo Giorno, questo il significato di "No Ruz", cade il 21 marzo di ogni anno, in occasione dell’equinozio di primavera. Per gli iraniani è iniziato l’anno 1387, mentre per i Zoroastri ricorre l’anno 3746, corrispondente all’anno 2538 dalla costituzione dell’antico impero persiano. In questi giorni, seguendo la tradizione, le famiglie iraniane ritornano ai loro villaggi di origine per festeggiare con amici e familiari e, di conseguenza, la città si svuota. Pochissimo traffico, finalmente un pò d’aria pulita e il cielo blu. Ma anche nulla da fare in città, negozi chiusi e servizi ridotti. In sintesi un momento di calma, un letargo che addormenta la metropoli a momenti alterni per circa due settimane.
Ho avuto l’occasione di festeggiare con un gruppo di ragazzi iraniani il tradizionale “Chahar Shanbe Suri”, la vigilia dell’ultimo mercoledì dell’anno. Durante la notte tra gli ultimi martedì e mercoledì dell’anno tutti i popoli dell’antica Persia zoroastriana al tramonto saltano 7 volte su dei falò, esprimendo il desiderio che l’anno nuovo sia fertile e clemente con tutti, che il fuoco bruci i mali del passato e doni un nuovo calore e colore ai volti di ciascuno. La serata si anima quindi di fuoco, musica dalle casse delle automobili, petardi e fuochi d’artificio, canti, balli, salti e alcool nascosto in anonime bottiglie, per poi dirottarsi verso uno dei tanti party in corso negli appartamenti dei giovani, trasformati per l’occasione in vere e proprie discoteche.
La cosa veramente interessante è che il No Ruz è una festa pagana, ed infatti è festeggiata anche dalle minoranze etniche persiane e dalle comunità etniche al di fuori del paese, quali Kurdi, Afghani, Hindù , Tagiki, Pakistani, Mozabiti in Algeria e Zooroastriani. Per questo il Governo e le autorità ecclesiastiche, quindi islamiche, dell’Iran la osteggiano fortemente e cercano in ogni modo di ostacolarla. Inutilmente, perché anche se nella notte del “Chahar Shanbe Suri” la città è pattugliata e gremita di poliziotti e soldati, la gente e i ragazzi festeggiano lo stesso, correndo il rischio di venire segnalati, persino arrestanti.