martedì 4 marzo 2008

Un weekend a Isfahan

Sono qui, a Teheran, da appena una settimana e già non vedo l’ora di scappare. Almeno nel fine settimana, almeno. Via dal traffico, via dallo smog, via dalla confusione, via.
Ed è quello che ho fatto, o meglio abbiamo fatto, il weekend scorso, cioè venerdì e sabato, perché in Iran la settimana mussulmana va dal sabato al mercoledì, mentre invece in ambasciata si lavora dalla domenica al giovedì (non a caso chiaramente, facendo così si media tra le settimane lavorative di Italia e Iran).
Così, accorrendo all’invito di un collega in ambasciata, il Secondo Segretario Marco Landolfi, ce ne siamo andati a Isfahan, ex capitale dello scià di Persia Abbas I.

Capolavoro dell’Islam, perla dell’Iran, gioiello dell’antica Persia, Isfahan è probabilmente la città più maestosa di questo paese. Divenne importante a livello “nazionale” all’inizio del 1500, quando i primi regnanti della dinastia safide scacciarono i mongoli, eredi del Gengis Khan, dal paese. Salito sul trono nel 1587, lo scià Abbas I, detto Abbas il Grande, scelse Isfahan come capitale del suo impero e si adoperò per farne una città grandiosa.
Il vero capolavoro dell’ex capitale dello scià è indubbiamente piazza Naqsh-e Jahan, o Imam Square: una piazza gigantesca nel centro della città, si mormora la seconda piazza piu’ grande del mondo dopo Tien An Men. La piazza che ospita l’insieme architettonico più maestoso di tutto il mondo islamico: la gigantesca e maestosa Moschea dell’Imam, l’elegante, delicata e perfetta Moschea dello Sceicco Lotfollah e il grandioso palazzo Ali Qapu.
Isfahan è anche celebre per i suoi ponti, undici in totale, di cui 5 antichi, che attraversano il fiume Zayandeh. Alcuni di questi ponti antichi sono meraviglie architettoniche ben conservate, tra cui spiccano il ponte Si-o-Seh, detto ponte dei 33 archi, e il ponte Khaju. L’atmosfera che si respira nei pressi e su questi ponti è fantastica: sono un punto di ritrovo e socializzazione della comunità locale, tanto che ospitano al suo interno o nelle strette vicinanze diverse sale da tè. Fantastico poi è il Bazar-e-Bozorg che circonda piazza dell’Imam: un labirinto di vicoli illuminato dalla luce del sole che filtra da delle aperture nella volta a cupole che protegge e racchiude il bazar. Un luogo magico riecheggiante di epoche passate, ma allo stesso tempo arteria vitale e centro del commercio della città.
Infine, altro luogo ricco di storia della città è Jolfa, il quartiere armeno, edificato all’epoca dello scià Abbas I per dare rifugio alla comunità cristiano-armena persiana, dove tutt’ora vivono migliaia di armeni in pace. Il nucleo storico della comunità armena di Isfahan è la cattedrale di Vank, costruita nella prima metà del 1600. Il complesso della cattedrale ospita anche il museo sul genocidio armeno perpetrato dai turchi nel 1915.

Al di là delle notizie storiche e turistiche, che mi premeva dare giusto per inquadrare la meta del nostro pellegrinaggio finesettimanale, Isfahan è una città molto piu’ vivibile di Teheran. Sebbene sia comunque piu’ caotica e trafficata delle città europee, almeno per strada si respira, si vede il cielo azzurro ed è tutto sommato una città abbastanza verde.
Soprattutto però a colpirmi è stata l’atmosfera di Isfahan: più rilassata, più vera.
Sono stati due giorni bellissimi, passati in compagnia, ridendo e scherzando. Mi sembrava di essere tornato in erasmus: ci siamo ritrovati in 13 nuovi amici, tra spagnoli, italiani, belgi, iraniani, uno svedese e un venezuelano. Tra stagisti, diplomatici, dipendenti dell’Eni, studenti e bottiglie di whiskey, vino e birra nascoste nelle borse. Un bellissimo hotel, quasi una casa famiglia in un angolo stupefacente della città.


1 commento:

Anonimo ha detto...

NON VEDO L'ORA DI VENIRE A TROVARTI IN IRAN!!!! Però quando vengo mi ci porti a Isfahan anche se ci sei già stato. Adesso mi documento sull'archeologia della zona. A presto