mercoledì 27 febbraio 2008

Salam aleykom

Salve a tutti!
Finalmente vi scrivo da Teheran, dove sono arrivato domenica sera alle 23.00 ora locale, 20.30 ora italiana, per fortuna senza alcun inconveniente (a parte una corsa e una litigata all'aeroporto di Baku in un clima di stampo sovietico).
Per il momento va tutto bene, dormo in un hotel discreto a 5 minuti dall'Ambasciata, col mio collega Alessandro, anche lui stageur, ci siamo beccati subito bene e si fanno delle gran risate, e al lavoro per il momento sono stati tutti gentili e simpatici. Speriamo di trovare un mini appartamento entro breve altrimenti la faccenda si fa dispendiosa.

La città e' un delirio totale.
Ho avuto modo di farmi qualche giro per il quartiere, ovvero per una scheggia della megalopoli da 17/18 milioni di persone che e' Teheran, e vi garantisco che non ho mai visto un casino del genere. Il traffico e' qualcosa di schizofrenico, un caos totale a prima vista, ma con un minimo di ordine a quanto pare, altrimenti non si spiega il fatto che non sia tutto completamente bloccato da code, incidenti e ingorghi.
Ovviamente lo smog e' terribile, soffocante. Sia di giorno che di notte per le strade non si respira. Ho già la gola spaccata, spero solo di farci l’abitudine alla svelta.
Per l’esattezza ci troviamo nella parte vecchia della città, a sud, in una zona piena zeppa, ovviamente, di ambasciate (tra le quali si distinguono quelle Russa e Inglese, grandi sempre), di negozi di tecnologia, telefonini e strumenti musicali. Le vie sono sporche e, come del resto i palazzi, vecchie, rotte, in procinto di cadere a pezzi.
Ieri notte ci siamo arrampicati sul tetto dell’hotel e ci siamo goduti una visuale a 360 gradi della città: immensa. Non vedo l’ora di farmi un giro tra i grattacieli della parte moderna, al gigantesco bazar, che in realtà non e’ lontano da qui, e tra le montagne che circondano la città, culminanti nei 5.671 metri del Monte Damavand.
A presto.
aa

Teheran dal satellite.

mercoledì 20 febbraio 2008

Crop Cirles

Un nuovo Cerchio nel grano è da poco comparso in Italia, a Farra di Isonzo in provincia di Gorizia. Di indubbia fattura aliena, questo crop circle è talmente grande e ben riuscito, anche nelle più delicate finiture, da essere ben visibile addirittura da Google Maps.

Quale mente diabolica si nasconde dietro questo messaggio? Forse è un avvertimento? Forse una minaccia? La terra è in pericolo? Stiamo per essere attaccati?
Ma dove cazzo sono Mulder e Scully quando servono??

venerdì 15 febbraio 2008

Peccato

Vignitta di Vauro pubblicata su Peace Reporter.

Il dibattito sulla moratoria sull'aborto si inasprisce.
Ormai quotidianamente il Leviatano e i suoi servi più in vista continuano la loro battaglia personale contro il paese, contro noi che abbiamo deciso di lasciare la libertà di scelta: solo la donna e, forse in misura minore, il partner hanno il dovere-diritto di prendere una simile decisione, non di certo qualche prete, politico teodem e Giulianone di turno.
Vi invito a rileggere quanto ho scritto il 23 gennaio sulla proposta di una moratoria sull'aborto, prontamente cavalcata da Silvio Berlusconi non appena si è aperta la nuova campagna elettorale. Il Cavaliere ha addirittura proposto di proporla subito al vaglio delle Nazioni Unite, slogan molto forte ma semplicemente pagliaccesco: non esiste nemmeno una minima possibilità che l'Onu si scomodi e si attivi in merito su richiesta di Berlusconi, ma fatemi il piacere. Ci sono tempi, iter e prassi da rispettare, non è che il primo galletto che arriva mette in moto un gigante politico-istituzionale come le Nazioni Unite dalla mattina alla sera. Ma possibile raccontare una balla del genere? Certo, in Italia si può tutto.
Perchè guarda caso nessuno si è preso la briga di farlo notare agli italiani e Berlusconi come al solito è passato come il paladino di una nuova battaglia per la vita: quella dei feti, che anche se dovessero poi nascre malformi o morire dopo giorni di feroce accanimento terapeutico chi se ne importa, tanto non sono "figli miei". La vita dei soldati in Afghanistan e Iraq, dei lavoratori sterminati quotidianamente dal (e non sul) lavoro, quella delle migliaia di civili sacrificati nel nome della democrazia (e del petrolio), invece, non interessa. Conta meno e, forse, costa anche meno.

Rimaniamo in attesa degli sviluppi futuri della vicenda, soprattutto da un punto di vista strettamente locale, esclusivamente politico e tutto fuorchè morale: la nascita della lista "No Aborto" di Ferrara, ex comunista, ex abortista. Iniziativa la sua che ha smascherato il vero intento della battaglia contro l'aborto portata avanti dall'esimio ciccione, come scrive Travaglio:

"La nobile, disinteressata battaglia ideale “per la vita” che tanti ammiratori platinettiani aveva subornato negli ultimi mesi si rivela finalmente per quel che è: un espediente furbesco per abbindolare qualche beghina raccontandole che, votando lui, diminuiranno miracolosamente gli aborti; seminare zizzania nel centrosinistra, dove c’è sempre qualche Binetti che abbocca; e portare acqua al mulino del Cainano, che peraltro dell’aborto se ne infischia allegramente, visto che la sua signora ha dichiarato di aver abortito fra il sesto e il settimo mese".

Peccato che agli italiani nessuno l'abbia fatto notare.
Peccato che se la televisione non lo spiega, nessuno lo capisce, nessuno lo sa, non esiste.
Peccato che guarda caso le televisioni le controlla sappiamo benissimo chi.
Peccato.

martedì 12 febbraio 2008

Freedom of the Press Worldwide in 2007


Reporters Sans Frontieres (Rfs) ha pubblicato l'annuale rapporto sulla libertà della stampa nel mondo, scaricabile gratuitamente dal sito dell'organizzazione. Purtoppo, come ormai è prassi, l'anno passato ha visto un incremento del numero dei giornalisti uccisi, feriti o imprigionati nei diversi paesi del mondo rispetto all'anno precedente. La libertà di stampa è sempre più a rischio.
In particolare in questi ultimi mesi Rsf sta portando avanti una graffiante campagna di informazione e di protesta contro il Governo Cinese - approfittando delle prossime olimpiadi che porteranno la Cina al centro dell'attenzione globale - accusandolo di restringere e violare gravemente la libertà di cronaca dei giornalisti cinesi e non solo, persino degli atleti e dei giornalisti stranieri. Ora preferirei non approfondire questo punto riservandomi di farlo nei prossimi giorni con calma e prendendomi tutto lo spazio necessario.







La figura qui a fianco riassume i dati più interessanti del World Press Freedom Report 2007.










Il report stilato da Rsf si basa sul World Press Freedom Index: un indice che misura la libertà di stampa nei singoli paesi del mondo. Sulla base di questo indice Rsf costruisce una classifica mondiale della libertà di stampa che è universalmente considerata una delle più attendibili in materia.
Il World Press Freedom Index del 2007 ci restituisce molte informazioni interessanti e vi consiglio di soffermarvici un minuto. In sintesi vi elenco i dati più significativi:
  • L'Italia come al solito fa la sua porca figura piazzandosi al 35° posto, ultima tra gli stati dell'europa occidentale, preceduta da paesi quali il Ghana e la Namibia che nell'immaginario tipico di un italiano dovrebbero stare ben peggio di noi. Il dato è interpretabile in maniera positiva però se si valuta sul lungo periodo: negli ultimi sei anni infatti l'Italia ha collezzionato risultati ben peggiori - 53° nel 2003 e 42° nel 2005 - ad indicare un trend positivo che speriamo continui anche in futuro.
  • Ai primi posti, come sempre, si confermano i paesi nordici, Islanda e Norvegia primi, seguiti da Estoia e Slovacchia.
  • Ultima della lista, udite udite, l'Eritrea (169°), che riesce a battere in negativo addirittura la Corea del Nord, quest'anno solo penultima. La stessa Rsf sottolinea come l'Eritrea si sia guadagnata l'ultimo posto per merito: nel paese la stampa privata è stata bandita dal despota/presidente Issaias Afeworki.
  • Infine il dato a mio parere più significcativo: l'importanza dell'informazione online sta crescendo notevolmente e regolarmente in tutto il mondo e, di conseguenza, ha un notevole peso anche sull'indice. Paesi come la Malesia (124°), la Thailandia (135°), il Vietnam (162°) e l'Egitto (146°) hanno scalato in basso diversi posti nella classifica proprio a causa di violazioni gravi perpetuate ai danni di bloggers, online newspaper, e in generale della libera informazione in rete.

lunedì 11 febbraio 2008

E pace fu


Peace Reporter ha stilato un quadro globale della guerra: secondo le sue fonti ad oggi nel mondo sono in corso solo 27 conflitti. Vi sottolineo che la mappa indica il paese in cui un conflitto è in corso, ma non gli stati che vi partecipano.
Se volessimo stilare una mappatura che tenga conto anche di questa dimensione comparirebbero molti più bollini sul mappamaondo, tra cui uno in Italia, paese che ripudia la guerra, ad oggi impegnato in Afghanistan e in Libano con contingenti militari.

venerdì 8 febbraio 2008

World Press Photo

Come ogni anno dal 1951 ad oggi, anche nel 2008 è stato conferito dalla prestigiosa organizzazione no-profit olandese World Press Photo l'omonimo premio fotogiornalistico internazionale.
Secondo la giuria cui spetta il compito di aggiudicare il premio, la foto giornalistica più bella del 2007 (che per ragioni di copyright non pubblico) è stata scattata dal fotografo inglese Tim Hetherington in Afghanistan, vi invito a guardarla qui.

La sudetta foto non è l'unica ad essere stata premiata: diverse sono le categorie di premi, dal reportage alle foto di sport, alle storie, e le relative fotografie premiate. Vi consiglio di godervele sul sito dell'organizzazione perchè la maggior parte delle foto sono veramente fantastiche.
Qui di seguito vi ho riportato la mia preferita, scattata da Brent Stirton - Reportage del Getty Images per Newsweek - in Congo durante il ritrovamento di uno di sei gorilla uccisi da bracconieri. Questa foto è stravolgente, mi incute una rabbia, un rispetto, una malinconia e un senso di perdita ineguagliabili. Un capolavoro.


venerdì 1 febbraio 2008

No comment ... hehe


Tanto di cappello a chi ha avuto questa idea.
Eh si, non si può negare, l'Italia è un paese di pazzi, e di geni...