Il dibattito sulla moratoria sull'aborto si inasprisce.
Ormai quotidianamente il Leviatano e i suoi servi più in vista continuano la loro battaglia personale contro il paese, contro noi che abbiamo deciso di lasciare la libertà di scelta: solo la donna e, forse in misura minore, il partner hanno il dovere-diritto di prendere una simile decisione, non di certo qualche prete, politico teodem e Giulianone di turno.
Vi invito a rileggere quanto ho scritto il 23 gennaio sulla proposta di una moratoria sull'aborto, prontamente cavalcata da Silvio Berlusconi non appena si è aperta la nuova campagna elettorale. Il Cavaliere ha addirittura proposto di proporla subito al vaglio delle Nazioni Unite, slogan molto forte ma semplicemente pagliaccesco: non esiste nemmeno una minima possibilità che l'Onu si scomodi e si attivi in merito su richiesta di Berlusconi, ma fatemi il piacere. Ci sono tempi, iter e prassi da rispettare, non è che il primo galletto che arriva mette in moto un gigante politico-istituzionale come le Nazioni Unite dalla mattina alla sera. Ma possibile raccontare una balla del genere? Certo, in Italia si può tutto.
Perchè guarda caso nessuno si è preso la briga di farlo notare agli italiani e Berlusconi come al solito è passato come il paladino di una nuova battaglia per la vita: quella dei feti, che anche se dovessero poi nascre malformi o morire dopo giorni di feroce accanimento terapeutico chi se ne importa, tanto non sono "figli miei". La vita dei soldati in Afghanistan e Iraq, dei lavoratori sterminati quotidianamente dal (e non sul) lavoro, quella delle migliaia di civili sacrificati nel nome della democrazia (e del petrolio), invece, non interessa. Conta meno e, forse, costa anche meno.
Rimaniamo in attesa degli sviluppi futuri della vicenda, soprattutto da un punto di vista strettamente locale, esclusivamente politico e tutto fuorchè morale: la nascita della lista "No Aborto" di Ferrara, ex comunista, ex abortista. Iniziativa la sua che ha smascherato il vero intento della battaglia contro l'aborto portata avanti dall'esimio ciccione, come scrive Travaglio:
"La nobile, disinteressata battaglia ideale “per la vita” che tanti ammiratori platinettiani aveva subornato negli ultimi mesi si rivela finalmente per quel che è: un espediente furbesco per abbindolare qualche beghina raccontandole che, votando lui, diminuiranno miracolosamente gli aborti; seminare zizzania nel centrosinistra, dove c’è sempre qualche Binetti che abbocca; e portare acqua al mulino del Cainano, che peraltro dell’aborto se ne infischia allegramente, visto che la sua signora ha dichiarato di aver abortito fra il sesto e il settimo mese".
Peccato che agli italiani nessuno l'abbia fatto notare.
Peccato che se la televisione non lo spiega, nessuno lo capisce, nessuno lo sa, non esiste.
Peccato che guarda caso le televisioni le controlla sappiamo benissimo chi.
Peccato.
Ormai quotidianamente il Leviatano e i suoi servi più in vista continuano la loro battaglia personale contro il paese, contro noi che abbiamo deciso di lasciare la libertà di scelta: solo la donna e, forse in misura minore, il partner hanno il dovere-diritto di prendere una simile decisione, non di certo qualche prete, politico teodem e Giulianone di turno.
Vi invito a rileggere quanto ho scritto il 23 gennaio sulla proposta di una moratoria sull'aborto, prontamente cavalcata da Silvio Berlusconi non appena si è aperta la nuova campagna elettorale. Il Cavaliere ha addirittura proposto di proporla subito al vaglio delle Nazioni Unite, slogan molto forte ma semplicemente pagliaccesco: non esiste nemmeno una minima possibilità che l'Onu si scomodi e si attivi in merito su richiesta di Berlusconi, ma fatemi il piacere. Ci sono tempi, iter e prassi da rispettare, non è che il primo galletto che arriva mette in moto un gigante politico-istituzionale come le Nazioni Unite dalla mattina alla sera. Ma possibile raccontare una balla del genere? Certo, in Italia si può tutto.
Perchè guarda caso nessuno si è preso la briga di farlo notare agli italiani e Berlusconi come al solito è passato come il paladino di una nuova battaglia per la vita: quella dei feti, che anche se dovessero poi nascre malformi o morire dopo giorni di feroce accanimento terapeutico chi se ne importa, tanto non sono "figli miei". La vita dei soldati in Afghanistan e Iraq, dei lavoratori sterminati quotidianamente dal (e non sul) lavoro, quella delle migliaia di civili sacrificati nel nome della democrazia (e del petrolio), invece, non interessa. Conta meno e, forse, costa anche meno.
Rimaniamo in attesa degli sviluppi futuri della vicenda, soprattutto da un punto di vista strettamente locale, esclusivamente politico e tutto fuorchè morale: la nascita della lista "No Aborto" di Ferrara, ex comunista, ex abortista. Iniziativa la sua che ha smascherato il vero intento della battaglia contro l'aborto portata avanti dall'esimio ciccione, come scrive Travaglio:
"La nobile, disinteressata battaglia ideale “per la vita” che tanti ammiratori platinettiani aveva subornato negli ultimi mesi si rivela finalmente per quel che è: un espediente furbesco per abbindolare qualche beghina raccontandole che, votando lui, diminuiranno miracolosamente gli aborti; seminare zizzania nel centrosinistra, dove c’è sempre qualche Binetti che abbocca; e portare acqua al mulino del Cainano, che peraltro dell’aborto se ne infischia allegramente, visto che la sua signora ha dichiarato di aver abortito fra il sesto e il settimo mese".
Peccato che agli italiani nessuno l'abbia fatto notare.
Peccato che se la televisione non lo spiega, nessuno lo capisce, nessuno lo sa, non esiste.
Peccato che guarda caso le televisioni le controlla sappiamo benissimo chi.
Peccato.
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