In sintesi è una rappresentazione delle principali cause di morte negli Usa nel periodo 2001-2005. In particolare è stato elaborato al fine di ri-collocare il "fenomeno" 11 settembre 2001 nella dimensione che gli spetta: non nel senso di negarne la tragica importanza, ma per ridimensionarlo, e con esso l'intero problema del terorismo, in quanto tutto sommato evento marginale da un punto di vista numerico. Di certo non intende, almeno nella mia interpretazione, ridimensionare il lato simbolico e politico dell'attacco alle torri gemelle, che esula totalmente dalla tragedia umana dell'evento.
Diciamoci la verità, senza ricadere nelle solite polemiche dietrologiste e del complotto, anche se l'11 settembre fossero morte solo 2/3 persone la Casa Bianca avrebbe comunque usato il fatto per i suoi scopi, smascheratisi poi nella nuda e cruda realtà della tragica invasione dell'Iraq. Invasione rimandata inizialmente di qualche mese proprio per prima dare modo all'impero a stelle e strisce di vendicarsi della tremenda offesa recatagli da Bib Laden, bombardando uno dei paesi più poveri del mondo, l'Afghanistan, colpevole di esistere. Quasi fosse colpa del popolo afghano se il famigerato Bin si nascondeva tra i suoi monti.
Poi, tanto per riassumere, dopo aver bombardato e occupato l'Afghanistan con qualche migliaio di uomini, ovvero con una presenza risibile e inefficace, Bush ha pensato bene di coivolgere nella sua guerra l'Europa e la Nato innanzitutto, confidando nella nostra rinomata obbedienza, in modo da alleggerire l'impegno militare Usa nel povero paese e per poter concentrare la sua attenzione e le sua forza, finalmente, contro il vero nemico degli Usa: Saddam Hussein.
Il dittatore amico di un tempo (che ancora si commuove ripensando a quando tra lui e Washinghton si era amici e e ci si scambiava pacche sulle spalle, strette di mano e qualche milione di dollari in armi utili a muovere guerra al vicino Iran) si è quindi ritrovato nell'occhio del ciclone per la seconda volta in poco più di dieci anni ed è stato rimosso e impiccato in quanto minaccia nucleare (mai provata) per le forze del bene, l'occidente. Invasione anche questa che si è poi dimostrata difficile e onerosa, che sta spolpando le risorse militari Usa, che non possono permettersi di spendere così tanto tempo e denaro in un piccolo paese come l'Iraq quando c'è l'intero pianeta da schernire e controllare, e sta pian piano erodendo il favore iniziale dell'opinione pubblica statunitense facendo traballare i vertici della Casa Bianca. Invasione che, in soldoni, se sta funzionando sul piano energetico, pompando migliaia di barili di petrolio verso papà Usa, da tutti gli altri punti di vista si sta rivelando non solo un totale fallimento, ma un fallimento basato sulla menzogna in casa propria e davanti al mondo intero.
Concluderei suggerendo agli Stati Uniti di smetterla di fare la guerra, almeno quella convenzionale con soldatini e carri armati, e di puntare sulle sigarette e sui Mac Donald, le armi di distruzioni di massa più efficaci a quanto pare. Le uniche che si sono dimostrate capaci di mettere in ginocchio persino l'impero a stelle e strisce.
Diciamoci la verità, senza ricadere nelle solite polemiche dietrologiste e del complotto, anche se l'11 settembre fossero morte solo 2/3 persone la Casa Bianca avrebbe comunque usato il fatto per i suoi scopi, smascheratisi poi nella nuda e cruda realtà della tragica invasione dell'Iraq. Invasione rimandata inizialmente di qualche mese proprio per prima dare modo all'impero a stelle e strisce di vendicarsi della tremenda offesa recatagli da Bib Laden, bombardando uno dei paesi più poveri del mondo, l'Afghanistan, colpevole di esistere. Quasi fosse colpa del popolo afghano se il famigerato Bin si nascondeva tra i suoi monti.
Poi, tanto per riassumere, dopo aver bombardato e occupato l'Afghanistan con qualche migliaio di uomini, ovvero con una presenza risibile e inefficace, Bush ha pensato bene di coivolgere nella sua guerra l'Europa e la Nato innanzitutto, confidando nella nostra rinomata obbedienza, in modo da alleggerire l'impegno militare Usa nel povero paese e per poter concentrare la sua attenzione e le sua forza, finalmente, contro il vero nemico degli Usa: Saddam Hussein.
Il dittatore amico di un tempo (che ancora si commuove ripensando a quando tra lui e Washinghton si era amici e e ci si scambiava pacche sulle spalle, strette di mano e qualche milione di dollari in armi utili a muovere guerra al vicino Iran) si è quindi ritrovato nell'occhio del ciclone per la seconda volta in poco più di dieci anni ed è stato rimosso e impiccato in quanto minaccia nucleare (mai provata) per le forze del bene, l'occidente. Invasione anche questa che si è poi dimostrata difficile e onerosa, che sta spolpando le risorse militari Usa, che non possono permettersi di spendere così tanto tempo e denaro in un piccolo paese come l'Iraq quando c'è l'intero pianeta da schernire e controllare, e sta pian piano erodendo il favore iniziale dell'opinione pubblica statunitense facendo traballare i vertici della Casa Bianca. Invasione che, in soldoni, se sta funzionando sul piano energetico, pompando migliaia di barili di petrolio verso papà Usa, da tutti gli altri punti di vista si sta rivelando non solo un totale fallimento, ma un fallimento basato sulla menzogna in casa propria e davanti al mondo intero.
Concluderei suggerendo agli Stati Uniti di smetterla di fare la guerra, almeno quella convenzionale con soldatini e carri armati, e di puntare sulle sigarette e sui Mac Donald, le armi di distruzioni di massa più efficaci a quanto pare. Le uniche che si sono dimostrate capaci di mettere in ginocchio persino l'impero a stelle e strisce.
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