mercoledì 23 gennaio 2008

Moratoria: un feticcio multiuso

Un termine molto in voga nelle ultime settimane, sulla bocca di tutti dal momento in cui è stato utilizzato dalle Nazioni Unite in merito alla pena di morte, necessita di una spiegazione e ricollocazione. Nella nostra piccola Italia dei piccoli pensatori, ma grandi lobbisti, ne hanno subito approfittato per lanciare una nuova campagna mediatica e pseudo-filantropica, cavalcando un’onda di portata globale, pretendendo però di trasformarla, di adattarla a proprio piacimento.


Un concetto vago, si cristallizza nelle stanze del palazzo di vetro.

La moratoria sulla pena di morte è stata approvata il 18 dicembre 2007 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sancire un principio universale, per sollevare un problema al mondo intero, alle nostre coscenze, nell’ottica perlomeno di giungere ad una sospensione della pena capitale nei paesi che ancora la applicano. La moratoria dell’Onu non è una risoluzoine vera e proria, non ha effetto giuridico, non implica alcun obbligo, non è vincolante, non difende interessi di parte. Sostanzialmente è un respiro, un attimo di riflessione su un problema morale e globale chiesto all’intera società: fermiamoci un attimo, sospendiamo la pena e riflettiamo se non sia il caso di abolirla del tutto. Eventualmente, se riterremo di reintrodurla, quei poveretti saranno ancora li pronti per essere ammazzati.

Un concetto che ha ritrovato un senso è subito ri-svuotato dal Leviatano

Ed ecco che il Leviatano ne approfitta subito. Coglie la palla al balzo e per mezzo di un suo servetto come il ciccio Ferrara crea il solito abominio giuridico ed etico all’Italiana. La questione si fa complicata, il termine moratoria viene mutuato e mutato, usato e cambiato, al punto da perdere consistenza, svuotarsi di qualsiasi significato e diventare sempicemente una parola.
Utile però, una parola utile a rilanciare un’offensiva contro quella parte della società italiana che ha scelto, ha preteso, un diritto: il diritto all’aborto. E così si accende il dibattito sulla "moratoria" contro l'aborto, regolato dalla legge 194 del 1978, una moratoria che, in un bellisimo articolo che consiglio di leggere, Remo Bassetti definisce ipocrita. Ed ha ragione. Siamo all'apogeo dell’ipocrisia.

Riassumiamo gli eventi: Ferrarra approfitta dell’occasione per lanciare una moratoria sull'aborto, subito il Vaticano, per bocca di Ruini, la appoggia e fiancheggia a spada tratta, scoppia una polemica politica cavalcata dai cattolici di ogni schieramento, per bocca dei suoi stessi propositori la moratoria non ha pretese giuridiche, poi le ha, poi le ri-perde, Bondi (o my god) propone una mozione parlamentare per rivedere la 194, la Binetti (la Binetti!!!) si dice subito disposta ad appoggiarla, Walter Veltroni addirittura invita Ferrara a parlare e discutere sulla 194 al Comitato Valori del PD (!!!) ... e così via fino a ieri quando, inaspettatamente, Ferrara ha dichiarato che “La legge 194 è sacrosanta e non si cambia”. In sintesi siamo nel caos totale. Una situazione dettata e voluta, per nulla capitata, in un momento di crisi istituzionale e governativa, in un momento di rivincita e di rilancio della morale cristiana. Una situazione sfumata, nebbiosa e volatile, che cambia di giorno in giorno in base alle esigenze che il dibattito politico e mediatico impone.

A cosa servirebbe dunque questa moratoria?

  • Se le si appiccica un valore giuridico transitorio, sospendendo momentaneamente la 194, si crea un paradosso vergognoso: sospendendo l’aborto farebbe sì che gli embrioni nel frattempo diventino feti di almeno tre mesi e renderebbe impraticabile l’aborto successivamente.
  • Se si tratta di una mera campagna di sensibilizzazione è fiato sprecato: non siamo di fronte ad un divieto ma ad un diritto, nessuno obbliga una donna ad abortire o glielo impedisce, semplicemtne la 194 lascia la libertà di scegliere (e diciamoci la verità, l'unico soggetto ad avere il diritto di avere l'ultima parola su una tale decisione è la donna. Non un manipolo di preti e simpatizzanti clericali). A qual fine una campagna di sensibilizzazione quindi? Davvero c’è bisogno di queste squallide sfide per discutere e riflettere?
Vi invito a riflettere e dire la vostra in materia, tenendo però presente due dati importanti:
  • La legge 194, approvata il 18 maggio 1978 dopo un iter tormentato con 168 voti a favore contro 148 contrari, è già passata al vaglio del referendum popolare del 1981. I quell'occasione la proposta di abrogazione della legge, portata avanti dall'associazione cattolica "Movimento per la vita", fu respinta dagli italiani con un saldo 68 % di no.
  • Dall'introduzione della legge 194 gli aborti sono calati, in particolare quelli clandestini, che sono ovviamente i più pericolosi per la salute della donna.
  • Il metodo più sicuro ed efficace per prevenire il problema semplicemente riducendo al minimo le probabilità di avere una gravidanza non voluta è la contraccezione, che però è fortemente ostacolata dalla Chiesa, la stessa che non vuole l'aborto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo anche con questo articolo. Me lo sentivo da tempo che "qualcuno" avrebbe rimesso seriamente in discussione la legge sull'aborto. Il contesto attuale è il migliore per loro: crisi di governo, possibile rinascita della DC, il papa che non va alla Sapienza...viene quasi da pensare a un piano ben congegnato, ma è solo una mia supposizione. A mio avviso l'attuale legge sull'aborto è una di quelle cose che fanno capire alla gente di avere dei diritti, una sorta di libertà. Come ha detto l'Immoralista nessuno viene obbligato a fare o non fare qualcosa è appunto una legge basata sulla possibilità di scelta, una legge che lascia aperte due opzioni. Una cosa troppo complicata e futurista forse per certi personaggi abituati semplicemente a dire cosa si può e cosa non si può fare.Io dico solo che se verrà messa mano su questa legge andrò davanti a Montecitorio ed esporrò un cartello con scritto "Ingraviderò tutte le vostre figlie" e voglio vedere cosa succede